Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti
in S. Giustino - Chieti

Le regole, i Fratelli, gli obblighi

La « aggregazione » della Confraternita del Monte dei Morti a quella della Morte e Orazione di Roma, oltre alle ragioni già illustrate, si evidenzia da un documento molto importante conservato in un quadro appeso ad una delle pareti della sagrestia della cappella del Monte.
Si tratta del « Sommario di tutti gl'obblighi de' fratelli et sorelle della Ven. Archiconfraternita della Morte et Oratione », con l'indulgenze, un foglio a stampa del 1602 incollato su una tela ed incorniciata, con in mezzo il simbolo della pia istituzione romana.
È evidente che tale documento non avrebbe avuto alcuna ragione di essere conservato se tra i due sodalizi non fossero esistiti precisi rapporti. Rapporti che furono poi mantenuti sempre con viva cordialità, come si à visto anche dal pellegrinaggio compiuto dai teatini in occasione dell'Anno Santo del 1650.
Non vi è quindi alcun dubbio che le Regole dell'arciconfraternita romana furono applicate anche dai Fratelli di Chieti nei primi anni di attività, a partire cioà dal 1603.
Le prime Regole autonome della Confraternita del Monte dei Morti di Chieti risalgono invece al 1648 e sono indubbiamente molto più semplici, ma non per questo meno significative, di quelle romane.
Evidentemente dal 1603 al 1648 il sodalizio teatino ebbe, se così si può dire, un periodo di assestamento caratterizzato dalla necessità di penetrare in tutti gli strati della popolazione.
Queste prime Regole, stampate su un foglio dalla tipografia Terzani di Chieti, constano di appena quattro punti.
Ogni Fratello o Sorella lo riceveva all'atto della sua iscrizione.
L'intestazione del foglio reca: « Instruttioni delli oblighi de' fratelli, e sorelle della Compagnia del Monte de' Morti eretto nella Chiesa Metropolitana di Chieti (...) ».
Alla intestazione seguono, nel mezzo del foglio, la figura di un teschio che sormonta due tibie incrociate, poi le Regole. Gli obblighi degli associati sono elencati in modo chiaro e succinto.
I Fratelli e le Sorelle avevano l'obbligo di riunirsi ogni ultima domenica del mese nella cripta della Cattedrale dove, sull'altare di S. Giustino, esposto il Santissimo Sacramento, dovevano recitare per le anime del Purgatorio l'officio dei morti, o la corona per le dette anime.
Il 2 novembre, giorno di commemorazione dei defunti, e l'ottava successiva, dovevano partecipare alla celebrazione di un rito funebre. Alla morte di ciascun congregato si aveva il dovere di recitare l'ufficio dei defunti.
Gli iscritti dovevano pagare un carlino, pari a cinque grana al mese e, a seconda delle proprie possibilità, potevano versare una somma maggiore che il Monte dei Morti utilizzava per la celebrazione di Messe per la loro anima.
Per ogni carlino versato, oltre la quota fissa, si aveva diritto alla celebrazione di cento messe di suffragio, mentre per cinque grana si aveva diritto soltanto a cinquanta messe. E non furono pochi coloro che, morendo, lasciarono i propri beni (case, terreni, denaro, ecc.) al Monte dei Morti, non solo per godere dei benefici previsti dalle Regole in favore della propria anima, ma anche per quella dei loro parenti ed amici e per incrementare le opere pie del sodalizio.
Nel 1734, sempre per la tipografia di Ottavio Terzani, le Regole furono ristampate: nessuna modifica rispetto a quelle del 1648 ad eccezione del simbolo consistente in un teschio poggiato su due tibie incrociate, sormontato da una rozza croce, e con a fianco due clessidre.
Altre ristampe delle Regole vennero fatte nel 1762 e nel 1776 dalla tipografia di Francesco Saverio Cavallo; nel 1789, nel 1790 e nel 1805 dalla stamperia di Domenico Grandoni.
A questo punto è opportuno fare una distinzione tra gli iscritti al Monte dei Morti e i cosiddetti Fratelli detti vocali perchè avevano voce, cioè diritto di parola e di elezione attiva e passiva alle cariche confraternali.
Mentre i primi, pur essendo considerati Fratelli e Sorelle erano iscritti soltanto per il suffragio della propria anima, e perciò di devozione, i secondi, nei primi tempi in numero fisso di 33 (tanti quanti gli anni di Cristo), provvedevano alla amministrazione del Monte, alle esecuzioni testamentarie dei defunti, alla organizzazione delle funzioni religiose e delle processioni.
E l'amministrazione era tenuta in modo davvero esemplare: nei grossi registri, molti dei quali legati in pergamena, conservati nell'archivio dell'arciconfraternita, sono elencate diligentemente le Messe fatte celebrare per le anime dei Fratelli e delle Sorelle defunte.
E' conservato, ad esempio, un « Primo libro formato di molti, e vari RR. Sacerdoti delle Messe e straordinarie / che / si sono fatte celebrare per l'anime benedette del Purgatorio, / da / fratelli e sorelle dalli 25 aprile 1722 sin'alli 25 8bre 1728 » : si tratta di un libro molto preciso nel quale i sacerdoti incaricati di celebrare le Messe firmavano regolarmente indicando l'ammontare dei compensi ricevuti. In questo primo registro, composto di 104 grandi fogli, sono registrate ben 4.004 Messe celebrate nel suddetto periodo; un « secondo » libro registra 2.843 Messe celebrate dal 10 novembre 1728 al 30 ottobre 1784.
Le Messe venivano celebrate dai sacerdoti e dai religiosi della città nella cripta della Cattedrale.
Inoltre, nei primi del sec. XVIII, tra il Monte dei Morti e i Canonici e gli Ebdomadari della Cattedrale si stabilì una convenzione in base alla quale questi provvedevano, ogni lunedì, alla recita dell'ufficio o di un notturno de' Morti per l'anime sante del Purgatorio e delli fratelli e sorelle ascritte a questo laical Sacro Monte de' Morti, in cambio, alla loro morte, della celebrazione di cento Messe per ciascun Canonico e di cinquanta per ciascun Ebdomadario a totale spesa del Monte.
Questa convenzione cessò nel gennaio 1788 quando cioè, come si rileva dal predetto libro, i Canonici e gli Ebdomadari senza alcun motivo dismisero di intervenire alla recita dell'Ufficio de' Morti.
Le Regole si evincono in altri grossi registri, ugualmente conservati nell'archivio del sodalizio.
Alla confraternita potevano essere iscritti soltanto i nobili della città: la loro ammissione veniva fatta a scrutinio segreto e a maggioranza dai Fratelli riuniti in congregazione, cioè in assemblea. L'elezione del Governatore avveniva ogni anno infra l'ottava della commemorazione de' Morti... unendosi tutti i Gentiluomini ascritti al Monte suddetto, o almeno due terze parti di esse. Nella stessa circostanza si provvedeva alla elezione di due Razionali (revisori dei conti) per vedere i conti di quei Governatori, che termineranno il loro impiego.
Le principali pratiche religiose a cui era tenuta la confraternita nei secoli XVII - XIX erano le seguenti: esposizione del SS.mo Sacramento dal mattino fino alla sera il primo mercoledì di ogni mese nella Cattedrale al fine di consentire ai fedeli di compiere una visita e ricevere la benedizione; esposizione del SS.mo Sacramento l'ultima domenica di ciascun mese e, al termine della funzione, insieme con i Canonici, gli Ebdomadari e i seminaristi, processione intorno alla chiesa; celebrazione dell`Ottavario dei morti il 2 novembre di ciascun anno con la esposizione del SS.mo Sacramento dalla mattina alla sera e la celebrazione di molte Messe di suffragio; esposizione del Cristo Morto il Giovedì Santo con decenza e pompa di cera; processione del Cristo Morto la mattina del Venerdì Santo, con la partecipazione del Capitolo, dei seminaristi e dei Fratelli vocali i quali riportano processionalmente il Cristo nella bara.
Si recitava inoltre l'Ufficio dei morti con l'intervento dei canonici, preti e secolari ogni lunedì della settimana. Similmente si faceva nell'ottavario dei morti allorquando si riuniscono i Fratelli alle riunioni del pio sodalizio.
La presenza dei Fratelli però non doveva essere, a questo punto della vicenda dell'Arciconfraternita, particolarmente assidua, e provocava difficoltà specialmente per la elezione delle carche previste dalle Regole, se il Governatore Marcantonio Paini, nella seduta del 24 ottobre 1793, allo scopo di eliminare questo inconveniente causato dall'infrequenza dell'intervento dei fratelli vocali nella congregazione, propose di ampliare il numero di 33 fratelli vocali con i figli degli stessi associati che avessero superato il 18º anno di età.
La proposta venne accolta e questi ultimi vennero iscritti in un elenco speciale, ma con gli stessi diritti dei genitori. Le Regole stabilivano anche che non potevano essere eletti Governatori coloro che avevano vertenze o debiti col Monte e se qualche proposta del genere si affacciava, vi era sempre qualcuno pronto a ricorrere al Regio Uditore che aveva l'incarico del controllo.
Nel registro degli Atti per la elezione del Governatore del 1793 sono elencati i Fratelli vocali aventi diritto di voto. Da questo elenco si può notare in particolare che tutti i rami degli Henrici, dei Paini e dei Valignani fossero iscritti alla confraternita e che la elezione dei vari Governatori non poteva, per ovvie ragioni di numero, avvenire senza il loro consenso.
Vero è che la confraternita assolveva alle pratiche religiose e agli esercizi di pietà, ma è altrettanto vero che il sodalizio possedeva un patrimonio cospicuo e che erano in giuoco non pochi interessi. Prova ne siano alcune vertenze insorte dinanzi al Regio Uditore per impugnare, nel sec. XVIII, alcune nomine di Governatori, vertenze sulle quali non è il caso di soffermarsi.
In un elenco redatto agli inizi del sec. XIX troviamo iscritti alla confraternita 49 Fratelli vocali appartenenti a famiglie nobili della città e 16 Fratelli di devozione tutti artigiani.
Dagli elenchi si rileva anche che non pochi cognomi di famiglie sono ancora oggi esistenti, e l'appartenenza alla Confraternita dello storico teatino Gennaro Ravizza, non senza tuttavia rimarcare la stranezza del fatto che nelle sue opere su Chieti egli non abbia dedicato spazio alla confraternita stessa.
Con reale rescritto del 4 dicembre 1824 furono messi in esecuzione dalla Consulta del regno i Regolamenti relativi ai doveri dei Fratelli di tutte le congregazioni.
Tale rescritto stabiliva che lo scopo principale delle confraternite era quello di esercitarsi sull'esempio vicendevole negli atti di religione, ed esercizi di pietà per meglio adempiere ai doveri cristiani . Inoltre i congregati dovevano adempiere ai comandamenti e ai precetti della chiesa, applicare in ogni frangente il precetto evangelico della carità, intervenire alle adunanze della congregazione e alle processioni vestiti col "sacco" e muniti di stendardo.
Le Regole, salvo variazioni di scarsa importanza, ebbero vigore per tutto il sec. XIX e per la prima metà del sec. XX e la Confraternita del Monte dei Morti continuò ad occuparsi in modo particolare degli esercizi religiosi e delle opere di pietà.
Nel 1845 ad esempio, su proposta del Governatore Filiberto de Laurentiis, la Confraternita accolse l'invito dell'arcivescovo del tempo Mons. Giosuè Maria Saggese di far celebrare le funzioni delle quarantore a spese di questo pio stabilimento con tenere esposto il Santissimo dal giorno della domenica delle Palme, fino alla mattina di mercoledì santo. L'iniziativa però durò fino alla unificazione italiana.
Un'altra iniziativa venne presa il 16 luglio 1925, quando l'assemblea dei confratelli accolse la proposta di Antonio Sanità di fissare al 19 giugno di ogni anno la investitura dei nuovi Governatori, facendo celebrare per la circostanza una Messa speciale, detta appunto Messa del Governatore.
Il 3 marzo 1968 l'Arcivescovo Mons. Loris Francesco Capovilla, a norma del can. 686 del C. I. C., aggiornato secondo le prescrizioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, emanò « ad experimentum » un nuovo Statuto composto di 52 articoli nei quali erano ampiamente definiti finalità, struttura, organizzazione, obblighi del sodalizio e dal quale sparì la dicitura Nobile che precedeva il nome del Sodalizio.
Nel 2005 il nuovo Arcivescovo Mons.Bruno Forte emanò Norme e Statuto Generale per le Confraternite dell'Arcidiocesi di Chieti-Vasto e l'anno successivo affidò all'Arciconfraternita uno Statuto specifico.
In sostanza gli scopi dell'Arciconfraternita sono quelli di un tempo, e cioè: il particolare culto del Cristo Morto e della Beata Vergine Addolorata; il suffragio delle anime del Purgatorio; la beneficenza e la carità.
L'Arciconfraternita è composta dai Fratelli di governo, in passato definiti vocali e tra i quali sono ricomprese quelle che una volta venivano chiamate Sorelle di devozione, e dagli Aggregati per le sacre funzioni che comprendono anche il Coro e L'Orchestra.
Sono stati istituiti il Consiglio Direttivo di sette membri ed la figura del Maestro di Cappella.
Le altre norme, invero molto dettagliate, recepiscono gli Accordi fra Stato e Santa Sede del 18-2-1984, si occupano della ammissione dei fratelli, dei loro obblighi, della disciplina, dell'abito, della assemblea, del governo, delle sacre funzioni da celebrare.





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